Imitazione e variazione
Dopo aver letto Svevo e Gombrowicz, ecco la mia concezione definitiva e paradossale dell’uomo: l’inesperienza ontologica lo conduce continuamente a rivoltarsi; ma tale rivolta dell’uomo contro la sua stessa immaturità passa necessariamente attraverso la tecnica, cioè attraverso la creazione di strumenti in grado di liberare l’uomo dal peso dell’esperienza: cosa che lo rende sempre più leggero, giovane, immaturo. Cosa che, inoltre, fa sì che lo sprofondamento dell’uomo nella giovinezza sia direttamente proporzionale al suo progresso tecnologico.
Tale concezione, tratta dai romanzi degli autori della
Coscienza di Zeno e
Ferdydurke, è un’imitazione, ovvero una scoperta del passato in cui credo, e ci credo perché la vedo all’opera nel presente. Questo mi fa pensare che la scoperta in questione sia lì, in quanto possibilità dell’uomo, da sempre, e che proprio a causa di ciò io posso scoprirla nuovamente: è a partire da questo dupli