misinformation, tenendolo distinto da
debunking o sia meglio conservarlo tale e quale.
Risposta
L’inglese contemporaneo è bene attrezzato con due parole diverse per designare le informazioni false: disinformation significa ‘informazione intenzionalmente falsa’, mentre misinformation si riferisce a qualunque informazione errata, anche se non fabbricata o trasmessa intenzionalmente. Quindi la disinformation è un sottoinsieme della misinformation. La disponibilità del primo termine, d’altra parte, fa sì che quando si usa il secondo si intenda spesso non tutta l’informazione falsa, ma specificamente quella non intenzionale.
Socialmente questi due tipi di informazione non sono certo fenomeni nuovi, ma i recenti mezzi tecnologici per la diffusione di contenuti hanno messo a loro disposizione una assai maggiore capacità di nuocere. Per capire la storia recente dei termini, si potrebbe osservare che in particolare i social media hanno cambiato la proporzione tra disinformation e misinformation. Prima dei vari Facebook, Twitter e simili, la diffusione di informazione su larga scala era prerogativa di entità bene organizzate (giornali, radio, televisioni), che quindi difficilmente potevano dare informazioni false in piena buona fede; insomma, le notizie false erano molto più probabilmente intenzionali (disinformation) che accidentali (semplice misinformation). Oggi invece qualsiasi persona ignara e ignorante ha i mezzi per diffondere qualunque informazione, e quindi, accanto alla mai tramontata malafede, è diventato più frequente che l’ampia diffusione di informazioni errate abbia per causa la semplice ignoranza. Forse anche per questo il termine misinformation è oggi alla ribalta anche in Italia, e ci domandiamo come tradurlo.