1 È stata dura, ma nell’aria il tepore comincia a carezzare i giorni di un’estate attesa come non mai dopo i colpi di una terribile pandemia che ha lasciato segni dolorosi. Che dire, nonostante tutto credo resti sempre inconfondibile da queste parti quella sensazione di libertà che la calura sprigiona in una terra così bella, scolpita in un paesaggio incantevole che si lascia cullare dal vento della piana arsa dal sole che sprofonda in quel suo mare sconfinato. E tuttavia, pensavo che anche se questo dolce sollievo proverà ad allontanare, a nascondere tutto il male che si è annidato negli anni nelle deboli fessure sociali delle sue comunità dolenti, sarà difficile, faticoso riannodare la trama di un villaggio globale ormai piegato su stesso, come intontito dall’ordine dominante. Guardiamoci intorno, cerchiamo di osservare e di osservarci dentro. Quanta fragilità, quanta ambiguità, quanta pochezza! La Capitanata esce come un “paese spaesato” dai fatti che scrivono il suo presente, giorni difficili in cui sembra essersi smarrito quel paradigma unitario che un tempo la rendeva grande, austera, dignitosa. Le colpe della politica sono innegabili, inutile nasconderlo. Lo sanno bene anche i suoi improbabili odierni protagonisti, come descrivono le storie recenti di malcostume, di ruberie consumate con raccapricciante disinvoltura. E poi i ritardi, le vischiosità, le connivenze hanno disvelato una terra ormai lontana da quella che i suoi padri edificarono con immensi sacrifici, come se improvvisamente avesse scelto di camminare senza se stessa, lasciando cadere nel vuoto la sua identità. Oggi Foggia è in ginocchio, colpita al cuore nella sua storia che ha dovuto annotare pagine indecorose, tra le peggiori del suo vissuto. Ma a ben vedere è tutt’intorno che le cose camminano su un tessuto collettivo sfilacciato, stanco, capace di dar vita solo ad un monologo di massa che riassume solo precarietà, inaccettabili disuguaglianze e, quel che più spaventa, mediocri classi dirigenti. Gli esiti giudiziari travolgono Foggia, mentre Manfredonia è alla ricerca di un futuro incerto. A San Severo la criminalità non scherza. Poi c’è il “caso Cerignola” ed ora anche Lucera deve fare i conti con l’impegno davvero stupefacente di demolitori da strapazzo di democrazia capaci di rimettere in discussione il lavoro di un sindaco appena eletto. La pentapoli è collassata !