Il Garante dei detenuti del comune di Milano ha evidenziato il problema: che però è nazionale, e riguarda sia il sovraffollamento delle carceri che il disinteresse del governo per la salute mentale.
(di Antonella Ricciardi) MILANO In questa nuova testimonianza, si torna sul caso di Francesco Di Dio, deceduto nel carcere di Opera nel giugno 2020, nonostante fosse afflitto da una grave malattia autoimmune, che, per la dottoressa Catalano, primaria dell’ospedale “Sacco” di Milano, dovesse comportare cure specialistiche superiori alla normale capacità della casa circondariale. Altro aspetto drammatico, rimarcato dalla Catalano, era l’ingiustificata mancanza di adeguata terapia antidolorifica, anche per la mancata fornitura di un farmaco antidolorifico: il subutex, medicina ospedaliera. Per una pena che non sia tortura e morte si esprime così la zia di Francesco Di Dio, la quale propende, peraltro, per l’ipotesi di un’alterazione depistante della scena della morte; a prescindere da tale ipotesi, che verrà approfondita, rimangono i dati di fatto, che non si sia provato di tutto per migliorare la condizione di salute di Francesco. La direzione sanitaria del carcere potev
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