Uno dei libri di sociologia che mi ha affascinato maggiormente è stato quello di Cyril Northcote Parkinson, che formulò appunto la semiseria “Legge di Parkinson”, a mio avviso una delle più brillanti scoperte nelle scienze sociali (renderei obbligatorio il testo a Sociologia).
Lo storico e scrittore britannico propose l’idea, supportata da rigorose analisi statistiche, che “il lavoro si espande in modo da riempire il tempo disponibile per il suo completamento”.
Parkinson aveva infatti constatato che le burocrazie aziendali e statali crescevano in maniera smisurata, indipendentemente dal lavoro da svolgere. Ovvero: sei impiegati facevano il lavoro che avrebbe potuto fare uno solo.