Verso le ore 11 ci siamo trovati sotto raffiche di bombe. Abitavamo al corso Vittorio Emanuele (palazzo Tulimiero). Eravamo io, di sette anni, la mamma, mio fratello di sei anni, mia sorella di quattro anni ed una zia, nostra ospite. Non era presente mio padre, funzionario presso lâIntendenza di finanza di Avellino. Noi, spaventati, ci rifugiammo sotto un grande quadro della Madonna di Pompei, dono del Beato Bartolo Longo, che custodiamo ancora gelosamente, aspettando, con trepidazione, lâarrivo del babbo. Solo dopo alcune ore, tra raffiche continue di proiettili e di bombe, un poâ di tregua permise al mio caro genitore di rientrare. Apprendemmo che era rimasto bloccato nella sede di lavoro, sui gradini di una scala pericolante. Egli trovò la famiglia in preghiera; noi, piccini, invocavamo, insieme con la mamma, lâaiuto della Vergine celeste! Durante una tregua successiva, ci vestirono in fretta, con la convinzione di ritornare per la sera e ci incamminammo ver