Marta Cartabia sarebbe a posto.
Marco Travaglio, che scomodiamo sempre perché fa sempre comodo, sembra letteralmente impazzito e continua a vergare i suoi articoli in stile «forca for dummies».
Pier Camillo Davigo, pure lui, non fa che vergare articolesse in cui spiega tecnicamente e risolutamente, col suo stile, perché qualsiasi cambiamento introdotto dalla Guardasigilli non andrà bene. Mentre, scendendo di calibro, Alfonso Bonafede - il più imbarazzante ministro della giustizia dall Olocene in poi - esprime al meglio ciò che ha sempre sostenuto: un mugugnoso niente. Intanto Mario Draghi non segue i consigli del
Fatto Quotidiano (non sa che esiste, forse) e tratta la riforma della giustizia come qualsiasi altra, senza che intanto si cappòttino ministri, saltino governi e la gente scenda in piazza: a parte quelli che sono scesi in piazza per firmare i referendum sulla giustizia. «Lo vuole l Europa», pare abbia detto Draghi, che poi chi se ne frega: èche lo vuole l
a
Quelle sulla giustizia era un nodo che andava sbrogliato. Il Movimento 5 Stelle doveva essere avvisato: niente scherzi o è la fine. E così è stato. Prima del faccia faccia in Consiglio dei ministri, Mario Draghi si è voluto rassicurare sulla riforma della giustizia firmata Marta Cartabia con una telefonata a Beppe Grillo. Il retroscena, diffuso dal
Fatto Quotidiano, ha parlato di una chiamata fatta direttamente dal premier al fondatore del M5s, ad oggi molto sensibile sul tema viste le accuse rivolte al figlio Ciro Grillo. Le ricostruzioni - spiega in un altra pesante indiscrezione
La Stampa - si concentrano soprattutto su un momento, quel momento particolare, in cui vengono messi da Draghi di fronte alla responsabilità di poter innescare una crisi di governo: Se non passa la riforma - si legge sul quotidiano di Giannini - sarò costretto a mettere nelle mani del presidente della Repubblica