È il 15 aprile 2020, nove giorni prima nel
reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere c'è stato l'inferno: guardie di Polizia Penitenziaria hanno pestato decine di detenuti: la rappresaglia per aver organizzato, un mese prima, una violenta rivolta tra le sbarre dopo la notizia di un detenuto positivo al Covid-19.
Questa storia, un anno dopo, determinerà una delle più grosse inchieste per violenze in divisa mai avviate in Italia negli ultimi vent'anni.
Inchiesta e successivi processi stabiliranno nei mesi e negli anni la verità giudiziaria, anche se i filmati di videosorveglianza all'interno del carcere, acquisiti agli atti, fanno già emergere chiari profili di responsabilità. Ma già a metà aprile 2020 qualche agente inizia a capire che la storia di quelle ore di cieca violenza sarebbe uscita dalle mura del carcere e avrebbe fatto rumore. E per questo cerca supporto politico.