Salvatore Piro,
“Comprai la casa a Torre Centrale di Luigi Tessitore, credo fosse nel 2007, poco tempo dopo che fu ammazzato. Era una casa piena di mobili. Fu un acquisto che feci su richiesta della famiglia, immagino avessero bisogno di soldi. Se conoscevo Luigi Tessitore? Sì. Conoscevo sia lui che dei parenti”. Il racconto di un presunto tombarolo, finito a processo con le accuse di scavi clandestini e impossessamento di beni archeologici, potrebbe riaprire il caso, squarciare d’improvviso le fitte ombre, il velo di mistero e d’impunità che dal 2005 avvolgono l’ennesimo, irrisolto omicidio di camorra avvenuto in pieno giorno e alla luce del sole a Torre Annunziata. L’ennesimo “cold-case” macchiato dal sangue, finito dopo sedici anni senza colpevoli, un esecutore materiale, un possibile movente, il nome di un mandante, è quello di Luigi Tessitore: girava armato, temeva di rimanere vittima di un agguato. Tessitore, alias Gigino ‘e Viola, 51enne pregiudicato ed ex sodale della Nuova Camorra Organizzata guidata dal boss Raffaele Cutolo, fu ucciso senza pietà, alle 13:30 del 12 luglio 2005, nell’assolata piazza Imbriani. Nella stessa piazza di Torre Centrale, tredici anni prima, fu ammazzato suo fratello Pasquale. Perchè? E’ la domanda che, dopo sedici anni, attende risposta. La prima ipotesi investigativa sul fatale raid di fuoco ai danni di Luigi Tessitore – freddato da due killer che gli scaricarono addosso quindici colpi, di cui solo cinque andati a segno nel fianco sinistro – fu quella di un presunto sgarro nel controllo del mercato della droga all’epoca conteso sul territorio tra le tre cosche di Torre Annunziata: Gallo, Cavaliere, Gionta. Alla fine delle indagini, però, nessun riscontro. Eppure Luigi Tessitore, pregiudicato di peso nella spietata guerra criminale combattuta alle falde del Vesuvio negli anni Ottanta, aveva messo la testa “a posto”: voleva tornare pulito. Per questo motivo, Gigino ‘e Viola aveva aperto un chiosco per la vendita di frutta e verdura in piazza Imbriani e ancora, stavolta all’angolo con viale Manfredi, un caratteristico negozio di antiquariato: oggetti antichi, vecchie suppellettili esposte lungo il marciapiede. Antiquariato e commercio di frutta: le stesse “occupazioni” – così sostiene il pm della Procura di Torre Annunziata Pierpaolo Filippelli – del presunto tombarolo di Pompei che, con il suo ultimo racconto ai giudici, potrebbe aver fornito agli investigatori una nuova, possibile traccia da seguire per risalire al movente dell’oscuro omicidio Tessitore. Il presunto tombarolo in causa è Giuseppe Izzo, 74enne di Torre Annunziata, per lui l’accusa ha già chiesto una condanna a quattro anni. Izzo conosceva bene Luigi Tessitore. Tuttora, il presunto tombarolo degli Scavi a via Civita Giuliana ha una partita Iva aperta come grossista nel commercio della frutta. I contatti con Luigi Tessitore, dunque, erano forse frequenti. Ulteriori contatti tra i due esistevano anche per il recupero o il restauro di oggetti antichi o di pezzi di antiquariato? E ancora, Luigi Tessitore era forse finito nella rete criminale gestita spesso dai feroci clan di Castellammare e di Pompei per il traffico illecito e internazionale di opere d’arte? Domande, semplici spunti investigativi sui quali, eventualmente, spetterà alla magistratura fare piena luce. Così come su di un’altra pistola che – secondo quanto da ultimo raccontato ai giudici – sarebbe spuntata fuori da un cassetto di quei mobili, che Luigi Tessitore aveva in quella casa a Torre Centrale.