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Il piano europeo Fit for 55 può avere danni collaterali non irrilevanti per famiglie e imprese se non implementato con attenzione
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen con la cancelliera tedesca Angela Merkel (LaPresse)
Il pacchetto ambientale cosiddetto “Fit for 55” presentato lo scorso mercoledì 14 luglio dall’Unione europea potrebbe essere destinato ad avere conseguenze importanti a diversi livelli: sul cambiamento climatico, ma anche sulle spese delle famiglie e, indirettamente, sull’organizzazione delle nostre società. 
Il nomignolo del pacchetto, che in prima battuta potrebbe ricordare un programma di fitness per persone di mezz’età, si riferisce in realtà all’importante obiettivo stabilito dall’Unione europea di ridurre del 55% le emissioni nette di gas serra entro il 2030, rispetto al dato del 1990. Per il 2050, l’obiettivo europeo è ancora più ambizioso e prevede di raggiungere la neutralità carbonica. Avere obiettivi ambiziosi è relativamente semplice. La difficoltà in parte sta nel realizzarli, ma ancor più nel farlo in modo efficiente, cioè mediante politiche che minimizzino i “danni collaterali” nei Paesi in cui esse vengono adottate, evitando così potenziali effetti negativi sulla crescita e sul benessere dei cittadini. A maggior ragione perché quando, al contrario, le politiche ambientali sono concepite male, e portano con alta probabilità al verificarsi di tali effetti negativi, le conseguenti prevedibili reazioni negative da parte dell’opinione pubblica rischiano di rendere poi politicamente difficile la loro implementazione. 

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