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Se esistesse un
Atlante delle infrastrutture immaginarie, il Ponte sullo Stretto di Messina ne occuperebbe una buona quantità di pagine, a incantare generazioni di ingegneri con disegni di alvei, tunnel, archi, e campate; e a far sognare file di politici con ordini del giorno come quello che, approvato questa settimana, “impegna il governo… a individuare le risorse necessarie per realizzare un collegamento stabile, veloce e sostenibile dello Stretto di Messina estendendo, così, la rete dell’alta velocità fino alla Sicilia”.
Il Ponte sullo Stretto ‘riparte’ da qui, a quasi due mesi dalle “profonde motivazioni” che una commissione di esperti messa in piedi dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) vide nella necessità di realizzarlo. Poi, il nulla. Era stato il ministro Enrico Giovannini a ereditare il dossier lasciato da Paola De Micheli, che aveva retto il dicastero fino all’arrivo del nuovo governo e insediato la commissione, e ad annunciarne l’esito. Nella relazione del gruppo di lavoro (Gdl), pubblicata nei primi giorni dello scorso maggio, si legge che 

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