Missione del Cuamm nei villaggi dei due operatori uccisi a giugno
Sud Sudan, la ong ha organizzato un viaggio per consegnare un contributo alle famiglie Il racconto del direttore don Dante: «La loro benedizione è un invito a impegnarci ancora di più»
Cristiano Cadoni
18 Luglio 2021
IL RACCONTO
È come una grande famiglia, il Cuamm. Composta da quasi 5 mila persone, sparse in otto paesi dell’Africa subsahariana e in Italia, a Padova ma non solo. Perciò il lutto che l’ha colpita un mese fa, quando due dipendenti - l’autista Abraham Gulung di 31 anni e il nutrizionista Moses Marker di 35 - sono stati uccisi in un agguato nella regione di Yirol del Sud Sudan, ha segnato profondamente tutti i medici, gli operatori, i volontari. Il direttore don Dante Carraro e i suoi collaboratori nel Paese avrebbero voluto raggiungere le famiglie delle vittime già nei giorni immediatamente successivi alla tragedia. Ci sono riusciti qualche settimana dopo, con due distinte missioni, per consegnare alle vedove un contributo che le aiuti a superare il momento difficile. Hanno ricevuto in cambio tanta gratitudine e una benedizione, come un augurio di bene. «Un gesto di una potenza enorme», racconta ora don Dante. «Ancora più forte se fatto in un luogo come il Sud Sudan e se a darlo è un anziano padre che ha perso il suo figlio, unica fonte di sostegno».