Miss American Dream
Strano ma vero, stavolta non è questione di gossip. Se da mesi negli Stati Uniti siamo ossessionati da Britney Spears, è perché la telenovela triste della Pop Princess ha sollevato uno specchio in faccia al paese e l’immagine che rimanda è impietosa, a tratti intollerabile. Non per caso la storia è ormai traghettata dal far west dei social media all’ortodossia del mainstream con tanto di imprimatur del New York Times che le ha dedicato un documentario e perfino del New Yorker che sul tema ha di recente pubblicato un’inchiesta a firma di Ronan Farrow e Jia Tolentino.
A leggerla in filigrana, nella sua vicenda si ritrovano gli snodi cruciali degli ultimi vent’anni in un arco che dalla cultura sessista dei tabloid approda al tempo dei social e del MeToo dopo essersi inabissato nel gorgo più cupo che si possa immaginare – la conservatorship, il meccanismo di tutela che ogni anno in America inghiotte migliaia di anziani, malati, disabili e li risputa privi di diritti e autonomia in una zona d’ombra dove i controlli stentano e gli interessi fioriscono.