Le Olimpiadi senza Giappone intorno
Sono Giochi in una bolla: senza spettatori, senza il villaggio olimpico, senza il resto della città. Lo sport, da solo, riuscirà a salvare Tokyo 2020?
Tra le tante cose che ci perdiamo con l’inevitabile versione sanificata e riluttante dei Giochi, c’è anche questa: come sarebbero stati con l’interpretazione sentimentale che i giapponesi danno al fatto di ospitare un’Olimpiade. Era successo nel 1964 e sarebbe successo di nuovo nel 2020, in un’ucronia senza virus. Yoshinori Sakai aveva diciannove anni quando accese la fiamma olimpica ai Giochi di Tokyo del 1964. Era studente universitario e quattrocentista di livello buono ma non olimpico, a quei Giochi non avrebbe nemmeno gareggiato. Il comitato organizzatore lo aveva scelto per un solo motivo: per quell’ultimo tratto da tedoforo serviva un atleta nato a Hiroshima il giorno della bomba, il 6 agosto 1946.