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L’afa ci costa miliardi: aumenta la domanda di gas russo
L’afa ci costa miliardi: aumenta la domanda di gas russo
L’afa che ha avvolto l’Europa impone l’utilizzo costante di condizionatori. Le centrali elettriche che sfruttano il gas lavorano a ritmi serrati. 27.06.2021, Sputnik Italia
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Crescono dunque domanda e prezzo dell’oro blu: infatti, il prezzo del gas è schizzato al suo massimo storico degli ultimi 3 anni. Sputnik ha approfondito per voi i vantaggi di questa situazione per la Russia. Afa e ghiacci contro l’UEBoccheggia non soltanto la capitale russa. Roma, Berlino, Praga, Varsavia: ovunque le colonnine dei termometri hanno superato i 30°C. In Italia vengono distribuite gratuitamente bottigliette d’acqua. A Budapest hanno interrotto la partita Ungheria-Francia perché un attaccante della squadra di casa, Ádám Szalai, si è sentito male per il troppo caldo. Per via delle temperature roventi vengono intaccate le riserve di oro blu. I siti sotterranei di stoccaggio del gas si stanno svuotando rapidamente. Le centrali elettriche operano al limite delle loro possibilità per alimentare gli energivori condizionatori. Il consumo di gas è aumentato esponenzialmente. Le riserve si erano già ridotte a causa delle ghiacciate anomale. L’autunno e inverno scorsi gli europei hanno consumato oltre 65 miliardi di metri cubi di gas, cifra record negli ultimi 10 anni. Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, sarebbe rimasto soltanto un terzo delle riserve complessive. Durante la primavera si è riusciti a compensare leggermente le perdite. Ma il clima ha giocato un brutto scherzo. Il 19 giugno i siti di stoccaggio sotterranei erano colmi soltanto al 44,33%, ossia circa il 15% in meno rispetto ai valori medi quinquennali. Pertanto Gazprom sta continuando ininterrottamente a garantire forniture a beneficio dei siti di stoccaggio europei, in particolare nel sito tedesco Katharina. Questa afosa estate provoca un aumento anche dei prezzi spot che prevedono la vendita condizionata a una fornitura immediata. Nel principale hub del gas olandese, il Tile Transfer Facility, l’oro blu costa 363 dollari per 1.000 metri cubi (valore massimo negli ultimi 3 anni e 3 mesi). A inizio marzo 2018 in Europa il rigido freddo proveniente da Est indusse un aumento dei prezzi prossimo a 1.000 dollari. Il prezzo medio annuo di un contratto “per il giorno seguente” sulla piattaforma di scambio olandese ha raggiunto i 264 dollari. Anche le sanzioni americane imposte al North Stream 2 hanno influito, sostiene l’interlocutore di Sputnik. Di norma, infatti, i rischi di un calo dell’offerta generano un aumento dei prezzi. Nel mese di luglio saranno avviati uno dopo l’altro i lavori di manutenzione di due importanti gasdotti d’esportazione, lo Yamal-Europe e il North Stream. Alla luce dell’afa anomala i prezzi potrebbero schizzare a 400 dollari, secondo Bolotskikh. “Pertanto l’attenzione degli investitori è focalizzata su aste per l’aggiudicazione di ulteriori risorse di transito via Ucraina che sono cominciate il 21 giugno”, osserva l’esperto. Mirino puntato sul mercato europeoOltre alla Russia, anche Norvegia, Qatar, Algeria, USA e Nigeria forniscono gas all’UE. I principali consumatori sono Germania, Gran Bretagna e Italia. Tedeschi e britannici ricevono il gas russo dal North Stream. Sarebbe possibile passare al gas naturale liquefatto (GNL), ma si tratta di una tipologia di gas assai più costosa di quello via gasdotto. Servirebbero, inoltre, appositi terminali di rigassificazione di cui, ad esempio, la Germania non dispone. Il GNL in Germania arriva tramite Belgio e Olanda. Italiani e britannici dispongono di tali terminali. Ma nessuno intende rinunciare al gas di gasdotto perché servirebbero investimenti ingenti, improponibili in situazione di pre-crisi. Pertanto, i principali acquirenti europei di risorse energetiche non supportano la lotta degli USA al North Stream 2. Inoltre, la Germania ha proposto agli USA di finanziare la costruzione di terminali di rigassificazione del GNL in cambio di un via libera al progetto russo. Durante l’estate dello scorso anno Berlino era pronta a stanziare su questo tema 1 miliardo di euro dal suo bilancio. Il GNL è nel frattempo oggetto di importanti acquisti in Asia, il che genera un calo del suo afflusso in Europa (del 13% nel mese di giugno rispetto a maggio). Il maggior acquirente di GNL è la Cina, ma per molti anni il primato è spettato al Giappone. Tuttavia da gennaio i cinesi hanno aumentato i loro acquisti del 34%. Le forniture di aprile si sono attestate a oltre 7 milioni di tonnellate. E Pechino intende incrementare ulteriormente le importazioni. Gli esperti sostengono che tale aumento sia legato alla rapida ripresa economica cinese dopo la pandemia. Pertanto agli europei non rimane null’altro se non comprare il rincarato gas russo. Tra l’altro, mano a mano che si riempiono i siti di stoccaggio e che ritorneranno in funzione i gasdotti Yamal-Europe e North Stream, probabilmente i prezzi cominceranno a scendere. Parallelamente rincareranno merci e servizi che noi russi importiamo dagli Stati membri dell’UE e da altri Paesi. Le calamità naturali colpiscono qualunque Paese. In Europa si registra l’afa anomala, in Russia le inondazioni. “L’Europa è costretta a spendere per il gas, noi russi invece per la ricostruzione di case e infrastrutture colpite. Per non parlare poi delle criticità legate al raccolto”, continua l’esperto. Come si dice, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Lo Stato grazie alle imposte riceve entrare supplementari in un settore economico che può poi spendere in un altro, ad esempio per i lavori di ricostruzione.

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