di SERGIO SIMEONE* –
Dopo aver assistito agli ultimi posizionamenti politici di Salvini mi sono convinto che il leader leghista deve essere affetto dalla sindrome di
Zelig (il personaggio reso famoso da un film di Woody Allen), che assumeva le sembianze delle persone con cui entrava in contatto. La sindrome ha cominciato a manifestarsi con
l’ingresso della Lega nel Governo Draghi: il capitano, che, frequentando soggetti euroscettici come Borghi e Bagnai era diventato un convinto euroscettico, non appena è entrato in contatto con l’ex presidente della Bce, il più europeista d’Europa, è diventato europeista anche lui. E’ bastato però che incontrasse un gruppo di politici sovranisti, come Orban e Morawiecki per “accorgersi” che l’Unione europea tenta di soffocare l’autodeterminazione delle nazioni.