La musica e le voci live rimbombano nella via, centinaia di spettatori sui marciapiedi e ai tavolini dei bistrot dirimpetto cantano e ballano, alcuni volontari — in allusivi gilet rosa — distribuiscono mascherine, vigilano sulle distanze di sicurezza e aiutano le auto a fendere la folla. Monumentali drag queen, in corsetto e orecchini di strass, pendenti su spalle da nuotatore, pattugliano ancheggiando la strada per evitare incursioni di fan nel palazzo e per raccogliere le offerte nelle loro bombette.
Fanno tutti parte di «Très Mixity», una troupe teatrale di attori, musicisti, drag queen, trasformisti che non sopportavano di vedere il quartiere più nottambulo di Parigi, Pigalle, languire nella segregazione imposta dal Covid. Tuttora, dopo un anno e mezzo, il Moulin Rouge non ha riaperto i battenti e le vedette del french can can — quasi tutte straniere — non sono ancora tornate. «Così, una sera della scorsa estate — racconta Bruno Agati, fondatore della compagnia, ballerino e insegnante di modern jazz, coreografo e regista teatrale di lungo corso — ho aperto le due finestre del mio appartamento e, con un amico, abbiamo messo la musica e iniziato a ballare per un paio di minuti. I passanti si fermavano, alzavano lo sguardo, fotografavano, applaudivano. Ho chiamato i miei artisti e la volta dopo eravamo in cinque a offrire uno spettacolo gratuito di un’ora al pubblico».