E, a quanto pare, non è servito nemmeno l’esito della votazione sulle pregiudiziali: sono state bocciate per soli 12 voti. Non c’è quindi bisogno di un foltissimo gruppo di franchi tiratori per affossare la legge, quando verrà in Aula a scrutinio segreto. Ma Pd e 5 Stelle non demordono. E d’altronde è proprio l’offensiva congiunta di Renzi e Salvini che rende impossibile anche a chi nei dem vorrebbe aprire alle modifiche, chiedere esplicitamente di riavvolgere il nastro e aprire una trattativa su alcuni punti di quel provvedimento. Adesso sarebbe quasi un tradimento.
Perciò si va avanti. Si voterà prima della pausa festiva, emendamenti permettendo, ma non è detto perché se sono troppi si potrebbe addirittura slittare a settembre. Però il modulo di gioco non cambierebbe. E Salvini in Aula fa ventilare un sospetto, dopo aver parlato del «diritto alla libertà e all’amore per tutti» e aver sottolineato di non essere un bacchettone ma un «padre divorziato per il quale chi ameranno i suoi figli sarà affar loro»: «Se per tenere uniti partiti che sono divisi non si vuole che gay, lesbiche e trans siano tutelati, allora lo si dica ad alta voce».