24 Luglio 2021
Ma quanto l’avrà sognato Lara Mori questo momento, quanto? Nel 2015 a Glasgow diede un grande contributo per il 7° posto mondiale della squadra e per la qualificazione a Rio de Janeiro. Poi, purtroppo, per scelta tecnica, rimase fuori dalla rosa dei convocati olimpici. Cinque anni a rimuginare con una tenacia da campionessa l’hanno portata allo Stadio di Tokyo, ieri sera, a sventolare con orgoglio il tricolore. Pascoli nell’Alexandros diceva che il sogno è l’infinita ombra del vero. Ma quanto sia corretta questa affermazione lo sa solo la Mori. “
No, la realtà supera di gran lunga l’immaginazione! E’ indescrivibile l’emozione che si prova. Stare qui è bellissimo, a parte il motivo per cui ci siamo, cioè fare le gare, è proprio il contesto che ti rapisce. Ti senti dentro un meccanismo globale, nel calore dell’umanità dei popoli. il villaggio degli atleti, quella mensa, tutti insieme. E chi se ne importa se c’è il plexiglass a separarci. Vedere sportivi di tutto il mondo e di tutte le discipline ti riempie gli occhi e il cuore. La nostra palazzina, quella degli italiani poi, è casa. Abbiamo familiarizzato con il resto della missione Coni, sono molto simpatici e affettuosi. Io ho fato la foto con i tennisti e mi dispiace tanto che non sia venuto Berrettini. Abbiamo incontrato in ascensore la squadra di basket: mamma mia, erano altissimi! Immaginatevi la scena, Gallinari e compagni facevano impressione, rispetto a noi, che siamo così piccoline”. La palazzina 16 del Villaggio Olimpico, gestita dall’Area Sport e Preparazione Olimpica del Coni, è il quartier generale dello sport azzurro, a Tokyo. Al suo interno si respirano le ambizioni dei nostri figli, testimoni di una nazione sportiva che sa unirsi, forse meglio di altri, nei valori più sani della competizione agonistica, come ha dimostrato il recente Europeo di Calcio.